Cosa sono gli impianti pterigoidei e come funzionano?
- Gli impianti pterigoidei rappresentano una soluzione avanzata e altamente efficace per quei pazienti che presentano una grave atrofia del mascellare superiore, condizione che rende impossibile l’inserimento di impianti dentali tradizionali.
- Si tratta di viti in titanio biocompatibile, più lunghe del normale, con una lunghezza che può arrivare fino a 25 mm, pensate appositamente per essere inserite in una zona anatomica molto compatta e resistente: il processo pterigoideo dell’osso sfenoide.
- A differenza degli impianti endossei convenzionali, che richiedono una buona quantità di osso mascellare per poter essere stabilmente ancorati, gli impianti pterigoidei sfruttano l’alta densità ossea della regione pterigomascellare, offrendo un’eccezionale stabilità primaria anche in casi complessi.
- Grazie a questa particolare posizione e al loro design allungato, consentono di aggirare la necessità di rigenerazione ossea o di procedure invasive come il rialzo del seno mascellare (sinus lift), riducendo i tempi di intervento e i disagi post-operatori.
- Gli impianti pterigoidei sono supportati da una casistica clinica consolidata e presentano una percentuale di successo molto alta, che in numerosi studi supera il 95-98%, rendendoli una soluzione affidabile per la riabilitazione di pazienti con grave perdita ossea.
- Oltre a permettere l’inserimento di protesi fisse complete fino a 14 denti, questi impianti sono spesso impiegati in combinazione con impianti tradizionali o zigomatici, nell’ambito di protocolli a carico immediato, dove il paziente riceve i denti fissi entro 24-48 ore dall’intervento.
- È importante sottolineare che, nonostante l’efficacia della tecnica, l’inserimento di impianti pterigoidei richiede competenze chirurgiche avanzate e un’approfondita conoscenza dell’anatomia maxillo-facciale.
Dove vengono inseriti gli impianti pterigoidei?
- Gli impianti pterigoidei vengono posizionati in una zona molto specifica del cranio: la regione della tuberosità mascellare, situata subito dietro i molari superiori, nella parte più posteriore dell’arcata dentale superiore.
- A differenza degli impianti tradizionali, che vengono inseriti verticalmente nell’osso alveolare, gli impianti pterigoidei attraversano il seno mascellare (in alcuni casi lo sfiorano soltanto) e raggiungono la lamina del processo pterigoideo dell’osso sfenoide.
- Questa è una regione anatomicamente complessa, ma anche molto densa e resistente, che offre le condizioni ideali per garantire una eccellente osteointegrazione dell’impianto.
- Uno dei motivi principali per cui questi impianti vengono scelti in caso di atrofia mascellare posteriore è proprio la qualità dell’osso in questa zona: molto più compatto rispetto all’osso spugnoso del mascellare.
- Il posizionamento richiede una pianificazione chirurgica accurata, spesso con l’ausilio di TAC 3D e software di chirurgia guidata per identificare con precisione il punto di ingresso e l’angolazione corretta dell’inserimento, che solitamente è compresa tra i 30° e i 45°.
- Generalmente, si inserisce un impianto pterigoideo per lato, in combinazione con altri impianti anteriori per garantire il supporto di una protesi fissa completa. Questo schema consente di eliminare l’uso di cantilever (prolungamenti posteriori delle protesi) che potrebbero comprometterne la stabilità.
- L’approccio chirurgico può avvenire dall’interno del cavo orale, senza necessità di incisioni esterne, il che riduce drasticamente tempi di recupero e complicanze post-operatorie.
- In definitiva, l’inserimento degli impianti pterigoidei è una procedura che sfrutta in modo intelligente la topografia e densità del cranio posteriore, offrendo una soluzione alternativa, rapida e sicura rispetto agli interventi di rigenerazione ossea o agli innesti.
Come viene inserito un impianto pterigoideo?
- L’inserimento di un impianto pterigoideo è una procedura chirurgica avanzata che richiede un’accurata pianificazione e l’utilizzo di tecniche precise per garantire stabilità, sicurezza e successo a lungo termine. A differenza degli impianti tradizionali, l’approccio qui è obliquo e si rivolge a una zona anatomica più profonda e complessa.
- L’intervento può essere eseguito in anestesia locale, se si tratta di una riabilitazione parziale, oppure in anestesia venosa profonda o sedazione cosciente, qualora si esegua una riabilitazione totale. In molti casi, si opera in sale chirurgiche ambulatoriali attrezzate per procedure avanzate di implantologia.
- Il primo passo è una valutazione radiografica tridimensionale (TAC Cone Beam) per visualizzare con precisione l’area pterigoidea, il seno mascellare e la direzione ideale dell’impianto. Questo esame è fondamentale per evitare danni alle strutture vascolari e nervose adiacenti.
- Successivamente, grazie alla chirurgia guidata computerizzata, si progetta un piano di inserimento che garantisce il corretto angolo di inclinazione (30–45°) e la profondità esatta. Questa tecnologia riduce i margini di errore e migliora la predicibilità dell’intervento.
- Una volta aperto un accesso chirurgico nella zona posteriore dell’arcata superiore, si esegue la preparazione del sito implantare con frese specifiche, spesso fornite all’interno di kit chirurgici dedicati come il Pterygo Kit di B&B Dental.
- L’impianto, che può essere lungo fino a 25 mm, viene inserito nella lamina ossea del processo pterigoideo dello sfenoide. La sua forma autofilettante e la qualità dell’osso compatto permettono di ottenere una stabilità primaria eccellente, elemento chiave per il carico immediato.
- Il tutto si conclude con la sutura dei tessuti molli, senza eccessivi traumi per il paziente. Nella stessa giornata, grazie al protocollo a carico immediato, è spesso possibile fissare la protesi provvisoria per restituire estetica e funzione in poche ore.
- Il decorso post-operatorio è generalmente rapido e ben tollerato, con un lieve gonfiore e fastidio gestibile con analgesici comuni. La maggior parte dei pazienti può riprendere le normali attività in 24-48 ore.
Quali sono i vantaggi clinici degli impianti pterigoidei?
Gli impianti pterigoidei rappresentano una delle soluzioni più evolute e innovative nell’ambito dell’implantologia dentale per pazienti con grave atrofia mascellare posteriore. I vantaggi clinici che offrono sono numerosi, sia in termini di efficacia funzionale che di semplificazione del trattamento.
- Eliminano la necessità di rigenerazione ossea e innesti
In passato, nei casi di osso mascellare insufficiente, era quasi sempre necessario eseguire interventi di innesto osseo autologo, prelevando osso da altre parti del corpo (es. cresta iliaca). Questo comportava maggiore dolore, rischio di rigetto, tempi lunghi e risultati incerti.
Con gli impianti pterigoidei, invece, si sfrutta l’osso compatto del processo pterigoideo dello sfenoide, evitando completamente gli innesti e il rialzo del seno mascellare. - Consentono il carico immediato
Uno dei maggiori benefici è la possibilità di posizionare la protesi provvisoria fissa entro 24 ore dall’intervento, riducendo drasticamente i tempi di trattamento. Grazie all’elevata stabilità primaria garantita dalla densità ossea della zona pterigoidea, è possibile procedere con un carico immediato, ovvero applicare i denti fissi lo stesso giorno o il giorno dopo l’inserimento degli impianti. - Permettono la riabilitazione completa con arcata lunga
A differenza delle tecniche All-on-4 e All-on-6 che spesso si limitano a 10 o 12 denti, gli impianti pterigoidei consentono di riabilitare l’intera arcata superiore con 14 denti fissi, inclusi i molari, per una masticazione completa ed efficace. - Riduzione significativa dei tempi complessivi di trattamento
L’assenza di innesti ossei e la possibilità di carico immediato si traducono in meno interventi chirurgici, meno appuntamenti, meno dolore e maggiore comfort per il paziente. Questo rende la procedura più veloce, snella ed economicamente vantaggiosa nel lungo termine. - Stabilità primaria anche in casi complessi
Gli impianti pterigoidei garantiscono ottimi risultati anche in pazienti con osso di scarsa qualità o densità ridotta, grazie alla profonda ancoraggio nell’osso sfenoide, notoriamente più compatto e stabile rispetto al mascellare posteriore.
Questi vantaggi rendono gli impianti pterigoidei una delle scelte preferite dai chirurghi implantologi per quei pazienti che desiderano evitare trattamenti lunghi e invasivi ma ottenere un risultato estetico e funzionale di alto livello.
Chi è il paziente ideale per gli impianti pterigoidei?
Gli impianti pterigoidei si rivolgono a una fascia molto specifica di pazienti che presentano condizioni cliniche complesse e che, fino a qualche anno fa, avrebbero dovuto affrontare percorsi lunghi e spesso incerti di rigenerazione ossea. Vediamo nel dettaglio quali sono le caratteristiche ideali di chi può beneficiarne.
- Pazienti con atrofia mascellare posteriore
La principale indicazione per l’inserimento di un impianto pterigoideo è la mancanza di osso nell’area posteriore del mascellare superiore, causata da edentulia prolungata, traumi, patologie parodontali o interventi precedenti non riusciti. In questi casi l’osso si riassorbe nel tempo, rendendo impossibile posizionare impianti tradizionali senza dover rigenerare l’osso. - Persone considerate non idonee per impianti convenzionali
Molti pazienti vengono esclusi da trattamenti implantari a causa della scarsa densità ossea, della prossimità ai seni mascellari o per l’insufficiente spessore della cresta mascellare. Gli impianti pterigoidei permettono di superare queste limitazioni sfruttando una zona ossea alternativa (processo pterigoideo dello sfenoide) che rimane stabile anche in casi di grave atrofia. - Chi desidera evitare lunghi percorsi rigenerativi
Innesti ossei e rialzi del seno mascellare richiedono più interventi, tempi di guarigione prolungati (anche fino a 12 mesi) e non sempre garantiscono il successo. I pazienti che vogliono soluzioni rapide, sicure e minimamente invasive, possono scegliere l’implantologia pterigoidea come alternativa più efficiente. - Candidati per il carico immediato
I pazienti che non vogliono passare mesi senza denti o con protesi mobili possono trovare nei pterigoidei un’ottima opzione, poiché la stabilità dell’osso sfenoide consente spesso il posizionamento dei denti fissi entro 24-48 ore dall’intervento. - Requisiti di salute sistemica
Per essere idonei, i pazienti devono godere di una buona salute generale, senza gravi patologie sistemiche (come malattie cardiache non controllate, diabete instabile, tumori in trattamento). Inoltre, è fondamentale avere una buona igiene orale, assenza di infezioni attive e volontà di seguire scrupolosamente le indicazioni post-operatorie.
In sintesi, gli impianti pterigoidei sono pensati per chi ha poco osso ma grandi aspettative di funzionalità e risultato estetico. Offrono un’alternativa concreta e moderna a pazienti che altrimenti avrebbero solo opzioni protesiche rimovibili o interventi rigenerativi complessi.
Quanto costa un impianto pterigoideo e come ottenere una diagnosi personalizzata?
Uno degli aspetti più rilevanti nella scelta di un trattamento implantare è senza dubbio il costo. Tuttavia, quando si parla di impianti pterigoidei, è importante capire che il prezzo non può essere standardizzato, perché dipende da una serie di fattori clinici, tecnici e personalizzati.
- Stima media del costo di un impianto pterigoideo: 2.500€
Il costo medio per un singolo impianto pterigoideo si aggira attorno ai 2.500 euro. Tuttavia, il preventivo può variare in base alla complessità del caso, alla presenza di ulteriori impianti da inserire e alla tipologia di protesi finale. In molti casi si combinano impianti pterigoidei con tradizionali o zigomatici, il che influenza il budget complessivo. - Fattori che influenzano il prezzo
Il costo complessivo dipende da:- Numero di impianti necessari.
- Tipo di protesi (provvisoria, definitiva, su barra, avvitata, ecc.).
- Tecnologie impiegate (chirurgia computer-guidata, TAC 3D, sedazione).
- Esperienza del chirurgo e localizzazione del centro odontoiatrico.
- Eventuali prestazioni aggiuntive come estrazioni, pulizia, pre-trattamenti.
- Importanza della prima visita diagnostica con TAC e panoramica
Per avere un preventivo realistico e preciso, è fondamentale eseguire una prima visita completa con:- TAC 3D Cone Beam per valutare con precisione la quantità e qualità dell’osso.
- Ortopanoramica digitale per un’analisi preliminare delle strutture ossee.
- Esame clinico dettagliato e raccolta anamnestica.
- Solo con queste informazioni il chirurgo implantologo potrà stabilire se sei un candidato idoneo e proporre un piano terapeutico su misura, completo di costi e tempistiche.
- Possibilità di preventivo gratuito presso centri specializzati
Molti centri in Italia, specializzati in implantologia avanzata, offrono una prima consulenza gratuita o scontata, comprensiva di analisi radiologica e valutazione specialistica. È anche possibile richiedere un secondo parere gratuito, soprattutto nei casi complessi in cui è già stata proposta una rigenerazione ossea invasiva. - Finanziamenti e pagamento rateale
Alcuni studi dentistici offrono piani di pagamento personalizzati, anche a tasso zero, per agevolare il paziente nel sostenere la spesa.
In conclusione, anche se gli impianti pterigoidei hanno un costo superiore rispetto agli impianti convenzionali, offrono vantaggi funzionali, estetici e soprattutto tempi di trattamento molto più brevi, evitando procedure chirurgiche multiple. È un investimento che punta alla qualità della vita e alla sicurezza a lungo termine.
Quali sono le differenze tra impianti pterigoidei, zigomatici e transinusali?
Quando si parla di riabilitazione orale in pazienti con grave atrofia mascellare, la scelta tra impianti pterigoidei, zigomatici e transinusali dipende da numerosi fattori anatomici e funzionali. Ognuna di queste tecniche presenta indicazioni specifiche e differenze fondamentali, sia per il tipo di osso coinvolto sia per la complessità dell’intervento.
- Differenze anatomiche nei punti di ancoraggio: zigomo vs pterigoide vs parete sinusale
- Gli impianti zigomatici si ancorano nell’osso zigomatico, situato nella regione dello zigomo. Questo osso è estremamente denso e non è soggetto a riassorbimento osseo, il che lo rende ideale per il fissaggio implantare.
- Gli impianti pterigoidei sono inseriti nella zona della tuberosità mascellare, dietro i molari superiori, e si estendono fino al processo pterigoideo dello sfenoide, una struttura ossea molto dura e stabile.
- Gli impianti transinusali invece sfruttano la parete del seno mascellare per attraversare la cavità sinusale e raggiungere l’osso più compatto, come la parete anteriore o laterale del seno.
- Quando preferire l’uno o l’altro secondo la distribuzione dell’osso residuo
- Se il paziente ha poco osso nella parte posteriore della mascella, ma sufficiente nella zona anteriore, gli impianti pterigoidei rappresentano una scelta eccellente.
- In presenza di atrofia ossea mascellare totale, con assenza quasi completa di osso in tutto il mascellare superiore, si opta per impianti zigomatici, che sfruttano strutture ossee extra-mascellari.
- Gli impianti transinusali sono indicati quando c’è osso disponibile in senso antero-posteriore, ma con necessità di attraversare il seno mascellare senza ricorrere a tecniche di rialzo.
- Spiegazione della lunghezza tipica: zigomatici (30–55 mm), pterigoidei (15–25 mm)
- Gli impianti zigomatici sono i più lunghi, con lunghezze che vanno dai 30 ai 55 mm, proprio perché devono raggiungere lo zigomo partendo dalla cresta alveolare.
- Gli impianti pterigoidei hanno lunghezze comprese tra 15 e 25 mm, e sono comunque più lunghi dei tradizionali impianti endossei.
- I transinusali variano tra 18 e 22 mm, a seconda della conformazione del seno mascellare.
- Indicazioni specifiche per ognuna delle tre tecniche
- Zigomatici: per atrofia mascellare estesa, spesso in combinazione con All-on-4 o All-on-6.
- Pterigoidei: ideali per la stabilizzazione posteriore, spesso associati a impianti convenzionali anteriori.
- Transinusali: valida alternativa in caso di atrofia moderata e buon osso nella regione anteriore.
Queste tecniche sono complementari e, in molti casi, possono essere combinate per ottenere una riabilitazione funzionale e stabile, evitando innesti ossei e riducendo drasticamente i tempi di trattamento. La scelta finale dipende dalla valutazione TAC 3D e dall’esperienza dell’implantologo.
Quali sono i rischi e le controindicazioni degli impianti pterigoidei?
Nonostante gli impianti pterigoidei rappresentino una soluzione moderna, efficace e minimamente invasiva per i pazienti con gravi atrofie del mascellare superiore, è fondamentale essere consapevoli dei possibili rischi e delle controindicazioni. La loro complessità chirurgica richiede infatti una pianificazione accurata e competenze specialistiche elevate.
- Possibili complicanze (lesione nervi, sinusite, infezioni)
- Il rischio principale durante l’inserimento dell’impianto pterigoideo è la vicinanza a strutture anatomiche delicate, come il canale pterigoideo contenente vasi e nervi. Un’errata angolazione può provocare parestesie, dolore persistente o alterazioni della sensibilità nella regione mascellare.
- Essendo localizzati vicino al seno mascellare, un’altra complicanza possibile è la sinusite post-operatoria, soprattutto se l’impianto perfora la membrana sinusale o viene inserito in condizioni settiche.
- Le infezioni, come in tutti gli impianti dentali, possono verificarsi se non vengono rispettate le norme di igiene chirurgica o se il paziente non mantiene una corretta igiene orale post-operatoria.
- Necessità di alta competenza chirurgica e conoscenza dell’anatomia
- A differenza degli impianti convenzionali, il posizionamento di un impianto pterigoideo non può essere improvvisato: serve una profonda conoscenza dell’anatomia cranio-facciale, in particolare del complesso pterigopalatino e della base del cranio.
- L’intervento richiede precisione millimetrica e una corretta valutazione delle immagini TAC 3D per evitare complicanze gravi. È per questo che si consiglia sempre di affidarsi a chirurghi maxillo-facciali o implantologi con esperienza documentata in questo tipo di procedura.
- Perché non tutti gli odontoiatri possono eseguire questa tecnica
- Solo professionisti altamente formati possono eseguire in sicurezza impianti pterigoidei. La tecnica richiede corsi di perfezionamento dedicati e strumentazione specifica, come il kit Pterygo di B&B Dental o software di chirurgia guidata.
- Nonostante la domanda per impianti in pazienti con poco osso sia in crescita, non tutti gli studi odontoiatrici sono attrezzati né dispongono delle competenze per eseguire questo tipo di intervento.
- Criteri di esclusione: patologie sistemiche gravi, trattamenti oncologici in corso
- I pazienti che soffrono di gravi malattie sistemiche (come diabete non controllato, osteoporosi avanzata, immunodeficienze) possono non essere idonei al trattamento.
- Anche chi è sottoposto a chemioterapia, radioterapia nella zona cranio-facciale o assume farmaci bifosfonati è considerato ad alto rischio di complicanze osteonecrotiche.
- Inoltre, pazienti con scarsa igiene orale, fumo intenso o parodontite non trattata devono prima sottoporsi a trattamenti di stabilizzazione prima di essere considerati per l’intervento.
Affrontare gli impianti pterigoidei con consapevolezza dei rischi consente di minimizzare complicanze e garantire risultati predicibili. Per questo è fondamentale affidarsi solo a professionisti qualificati.
Come sono strutturati anatomicamente i processi e i muscoli pterigoidei?
Gli impianti pterigoidei prendono il nome dalla zona anatomica in cui vengono ancorati: il processo pterigoideo dell’osso sfenoide. Conoscere l’anatomia di quest’area è essenziale non solo per comprendere il funzionamento di questo tipo di impianto, ma anche per valutarne l’idoneità nel singolo paziente.
- Anatomia dell’osso sfenoide e del processo pterigoideo
- L’osso sfenoide si trova nella parte posteriore del cranio, alla base della scatola cranica. È una struttura complessa che forma parte della cavità orbitale, nasale e della fossa cranica media.
- I processi pterigoidei sono due prolungamenti ossei situati nella parte inferiore dello sfenoide. Sono composti da due lamine: lamina laterale e lamina mediale.
- Tra queste due lamine si forma la fossa pterigoidea, dove si inserisce il muscolo pterigoideo mediale.
- Localizzazione della fossa, doccia, canale pterigoideo
- La fossa pterigoidea è una depressione compresa tra le due lamine del processo pterigoideo, utile come punto di repere chirurgico.
- La doccia pterigoidea è un solco osseo dove scorrono vasi e nervi importanti che si connettono al canale pterigoideo.
- Il canale pterigoideo (o canale vidiano) si estende dalla base del cranio e ospita il nervo vidiano e il ramo arterioso vidiano. Durante l’inserimento degli impianti pterigoidei, è cruciale evitare danni a queste strutture.
- Muscoli coinvolti: pterigoideo interno ed esterno
- Il muscolo pterigoideo mediale (interno) origina dalla fossa pterigoidea e si inserisce nella parte interna dell’angolo mandibolare. È coinvolto nella chiusura della mandibola.
- Il muscolo pterigoideo laterale (esterno), invece, si inserisce nella testa del condilo mandibolare e agisce sull’apertura e protrusione della mandibola.
- Entrambi i muscoli svolgono un ruolo fondamentale nella funzione masticatoria e sono vicini al sito in cui viene inserito l’impianto.
Questa regione anatomica, pur complessa e delicata, è composta da osso estremamente denso e adatto all’osteointegrazione implantare. Tuttavia, la sua complessità richiede esperienza e precisione chirurgica per sfruttarla in sicurezza.
Comprendere la disposizione dei processi pterigoidei e dei muscoli associati aiuta anche a spiegare perché solo pochi specialisti in Italia siano qualificati per eseguire questo tipo di intervento.
Dove si trova il canale pterigoideo e cosa passa al suo interno?
Il canale pterigoideo, noto anche come canale vidiano, è una struttura anatomica di rilevante importanza, soprattutto nei contesti chirurgici implantologici avanzati come quelli che coinvolgono l’inserimento di impianti pterigoidei. Comprendere la sua posizione, le strutture che lo attraversano e la sua rilevanza clinica è fondamentale per garantire la sicurezza e il successo dell’intervento.
- Localizzazione anatomica e ruolo chirurgico
- Il canale pterigoideo si trova all’interno dell’osso sfenoide, nella porzione posteriore della cavità nasale, e corre tra la fossa pterigopalatina e il foro lacero.
- Ha una forma obliqua e si estende posteriormente verso la base del cranio. In campo odontoiatrico e maxillo-facciale, è particolarmente rilevante durante interventi che coinvolgono la regione pterigopalatina.
- Durante l’inserimento di un impianto pterigoideo, è essenziale evitare di danneggiare il canale: una conoscenza precisa della sua posizione consente al chirurgo di pianificare l’inclinazione corretta dell’impianto per una massima stabilità e minimo rischio.
- Strutture vascolari e nervose coinvolte
- All’interno del canale pterigoideo passano:
- Il nervo vidiano, formato dalla fusione del nervo grande petroso superficiale e del nervo petroso profondo, con funzione sensitiva e parasimpatica.
- L’arteria del canale pterigoideo, ramo dell’arteria mascellare interna, che irrora le strutture della fossa pterigopalatina.
- Le vene vidiane, che drenano sangue dalla fossa pterigopalatina al plesso venoso pterigoideo.
- Qualsiasi danno a queste strutture durante l’inserimento implantare può comportare complicazioni come emorragie, perdita della sensibilità o, in casi estremi, alterazioni della funzione vegetativa.
- All’interno del canale pterigoideo passano:
- Importanza clinica durante l’inserimento dell’impianto
- La presenza del canale pterigoideo è una delle ragioni principali per cui questa tecnica è riservata a chirurghi altamente specializzati.
- Grazie alla chirurgia computer-guidata, è oggi possibile mappare in anticipo la posizione del canale e degli impianti, riducendo al minimo il margine di errore.
- Il corretto angolo di inserimento (generalmente tra i 45 e i 60 gradi) consente di sfruttare la densità ossea dello sfenoide, senza compromettere le strutture neurovascolari circostanti.
Il canale pterigoideo rappresenta dunque un elemento di fondamentale importanza nella chirurgia implantare avanzata. Una corretta pianificazione e una dettagliata analisi radiologica sono imprescindibili per un trattamento sicuro ed efficace.
Dove si trova il muscolo pterigoideo e qual è la sua funzione?
Il muscolo pterigoideo è una struttura fondamentale nel contesto dell’anatomia maxillo-facciale e gioca un ruolo chiave nella funzionalità della mandibola. Conoscere la sua posizione, inserzione e funzione è importante sia per i professionisti che eseguono interventi di implantologia pterigoidea, sia per i pazienti che desiderano comprendere meglio l’anatomia coinvolta.
- Localizzazione e punti di inserzione
- Esistono due muscoli pterigoidei: il pterigoideo interno (o mediale) e il pterigoideo esterno (o laterale).
- Il muscolo pterigoideo interno origina dalla fossa pterigoidea del processo pterigoideo dell’osso sfenoide e si inserisce sulla superficie interna dell’angolo mandibolare, contribuendo alla chiusura della bocca.
- Il muscolo pterigoideo esterno, invece, ha due capi (superiore e inferiore) che si inseriscono sulla capsula dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM) e sul processo condiloideo della mandibola.
- Entrambi i muscoli sono situati profondamente nella zona posteriore e superiore della mandibola, in stretta connessione con le strutture utilizzate nell’implantologia pterigoidea.
- Ruolo nella masticazione e movimento mandibolare
- Il pterigoideo interno agisce in sinergia con il massetere e il temporale per elevare la mandibola, permettendo la masticazione.
- Il pterigoideo esterno ha invece un ruolo nel movimento di apertura della bocca e nello spostamento laterale della mandibola, fondamentale per il trituramento del cibo.
- Quando entrambi i muscoli pterigoidei esterni agiscono contemporaneamente, consentono l’avanzamento della mandibola (movimento protrusivo).
- Se agiscono in modo asincrono, permettono i movimenti laterodevianti, importanti nella triturazione e nel bilanciamento della masticazione.
- Tecniche per la palpazione clinica
- La palpazione del muscolo pterigoideo interno può essere eseguita intraoralmente, attraverso la regione retromolare. È un’area non facilmente accessibile, ma in caso di tensioni muscolari o dolore cronico, la valutazione clinica può essere utile per individuare disfunzioni dell’ATM.
- Il pterigoideo esterno, data la sua profondità, è più difficile da palpare direttamente. Tuttavia, la sua funzione può essere studiata attraverso il movimento mandibolare e la presenza di eventuali deviazioni o blocchi.
Il corretto funzionamento di questi muscoli è essenziale non solo per una masticazione efficiente, ma anche per il successo a lungo termine delle riabilitazioni implantari complesse. Durante interventi con impianti pterigoidei, è cruciale rispettare le strutture muscolari per evitare complicanze post-operatorie come dolore miofasciale o disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare.
Chi può eseguire l’inserimento degli impianti pterigoidei?
L’inserimento di impianti pterigoidei è una procedura altamente specializzata che non può essere eseguita da tutti i dentisti. A causa della complessità anatomica dell’area coinvolta – ovvero la regione pterigomascellare che comprende il processo pterigoideo dello sfenoide – è fondamentale affidarsi a professionisti con una formazione chirurgica avanzata e una lunga esperienza clinica in implantologia complessa.
- Chirurghi odontostomatologi o maxillo-facciali con esperienza specifica
- Solo professionisti con una formazione specialistica in chirurgia orale e maxillo-facciale, o in odontostomatologia avanzata, sono qualificati per eseguire l’inserimento di impianti pterigoidei.
- Questi specialisti devono conoscere perfettamente l’anatomia della base cranica, compresi i vasi sanguigni e i nervi vicini, per evitare danni durante l’intervento.
- Importanza della formazione post-laurea e dei corsi di perfezionamento
- L’implantologia pterigoidea non fa parte della routine formativa universitaria base. Per questo motivo, è essenziale che il professionista abbia frequentato master, corsi specifici o percorsi di formazione post-laurea dedicati a questa tecnica.
- Oltre alla teoria, è fondamentale che il chirurgo abbia eseguito numerosi casi clinici reali, magari sotto la supervisione di un tutor esperto.
- Utilizzo di tecnologie avanzate come la chirurgia computer-guidata
- I migliori specialisti utilizzano sistemi di chirurgia guidata digitalmente, che consentono di pianificare l’intervento in modo estremamente preciso tramite TAC 3D e software implantologici CAD-CAM.
- Queste tecnologie permettono di ridurre i rischi operatori e di ottenere un posizionamento ottimale degli impianti, anche in condizioni ossee molto compromesse.
- Riferimenti a centri qualificati in Italia (es. Ireos, Tomaselli, Dental Factor)
- In Italia, tra i centri più autorevoli nella chirurgia implantare avanzata troviamo:
- Ireos Dental (con sedi in Toscana): specializzati nel carico immediato con impianti pterigoidei e zigomatici.
- Centri Tomaselli (presenti in diverse città italiane): con un’équipe esperta nella gestione di edentulie totali e gravi atrofie ossee.
- Dental Factor: rinomata clinica con focus su implantologia pterigoidea, utilizza protocolli innovativi e minimamente invasivi.
- In Italia, tra i centri più autorevoli nella chirurgia implantare avanzata troviamo:
Affidarsi a chirurghi esperti e strutture all’avanguardia è essenziale per garantire un trattamento sicuro, efficace e duraturo. Gli impianti pterigoidei offrono straordinarie opportunità per i pazienti con poco osso, ma solo se eseguiti da mani esperte e con tecnologie di ultima generazione.
Quali sono i centri e i professionisti più esperti in Italia per gli impianti pterigoidei?
In Italia, l’implantologia pterigoidea sta acquisendo sempre più rilevanza grazie alla sua efficacia nei casi di atrofia ossea severa. Tuttavia, trattandosi di una tecnica chirurgica complessa, è essenziale rivolgersi a professionisti altamente qualificati e a strutture dotate delle tecnologie più avanzate. Ecco alcuni dei principali punti di riferimento italiani per chi desidera sottoporsi a un intervento con impianti pterigoidei.
- Ireos Dental: trattamento con carico immediato
- Presente con sedi in Toscana, Ireos Dental è tra i centri di riferimento per il carico immediato su impianti pterigoidei e zigomatici.
- Il centro utilizza chirurgia computer-guidata, garantendo la massima precisione nel posizionamento degli impianti.
- I pazienti possono spesso tornare a casa con i denti fissi già entro 24-48 ore grazie all’approccio a carico immediato.
- Dr. Cesare Paoleschi: casi complessi e gravi atrofie
- Il Dott. Cesare Paoleschi è uno dei professionisti più noti in Italia per la gestione di casi con gravi atrofie mascellari.
- Opera in diverse strutture, tra cui le Cliniche Iris, dove affronta riabilitazioni complete utilizzando anche impianti pterigoidei in combinazione con sistemi All-on-4 e All-on-6.
- La sua esperienza è testimoniata da numerosi casi clinici documentati e pubblicazioni nel settore.
- B&B Dental: tecnologia specifica (Kit Pterygo)
- La casa produttrice B&B Dental ha sviluppato un apposito kit chirurgico per impianti pterigoidei, noto come Kit Pterygo.
- Questo strumento consente ai professionisti esperti di eseguire l’intervento con maggiore sicurezza e precisione, grazie a frese dedicate e componenti specifici per l’anatomia dell’area pterigomascellare.
- B&B Dental collabora con numerosi specialisti italiani e internazionali per la formazione e l’aggiornamento continuo.
- Iris Cliniche e Centri Tomaselli: sedi multiple in Italia
- Le Cliniche Iris, oltre a vantare l’esperienza del Dott. Paoleschi, offrono soluzioni implantologiche avanzate anche in pazienti con severa atrofia.
- I Centri Dentistici Tomaselli, presenti a Bologna, Mirano (VE), Pontedera (PI) e altre città, sono anch’essi rinomati per la chirurgia orale avanzata con impianti pterigoidei.
- Entrambe le realtà offrono la possibilità di consultazioni gratuite e percorsi personalizzati con esami diagnostici inclusi.
Rivolgersi a una struttura specializzata fa la differenza nei risultati: affidabilità, sicurezza, estetica e durata nel tempo sono garantiti solo da professionisti che trattano regolarmente casi di alta complessità. Gli impianti pterigoidei non sono una soluzione standard, ma un’opzione d’élite per pazienti selezionati e con esigenze specifiche.
Come si confrontano gli impianti pterigoidei con altre soluzioni protesiche?
Quando si affronta una grave perdita di denti e osso nella mascella superiore, è fondamentale valutare con attenzione le diverse opzioni disponibili. Gli impianti pterigoidei rappresentano una delle soluzioni più avanzate in ambito implantologico, ma come si confrontano rispetto alle protesi mobili, alla rigenerazione ossea o ad altre tecniche come All-on-4 e All-on-6?
- Protesi mobili: svantaggi estetici e funzionali
- Le protesi mobili, o dentiere, sono ancora oggi una soluzione diffusa, soprattutto per motivi economici.
- Tuttavia, presentano numerosi svantaggi: si muovono durante la masticazione, possono causare irritazioni gengivali, richiedono l’uso di adesivi e una manutenzione continua.
- Dal punto di vista estetico, spesso non restituiscono un sorriso naturale e armonico.
- A lungo termine, non stimolando l’osso, contribuiscono al riassorbimento osseo, peggiorando l’atrofia.
- Rigenerazione ossea: costi, tempi e complicazioni
- La rigenerazione ossea è necessaria quando l’osso è insufficiente per posizionare impianti convenzionali.
- Si tratta di un intervento chirurgico invasivo che comporta l’innesto di osso autologo, eterologo o sintetico.
- I tempi di guarigione possono superare i 6-9 mesi, prima di poter procedere con l’inserimento degli impianti.
- Inoltre, non sempre l’osso rigenerato garantisce la stessa stabilità e durata nel tempo.
- All-on-4 e All-on-6: quando usare impianti pterigoidei in combinazione
- Le tecniche All-on-4 e All-on-6 permettono di ripristinare un’intera arcata con soli 4 o 6 impianti.
- Tuttavia, nei pazienti con atrofia mascellare posteriore, queste tecniche possono essere insufficienti per supportare un’arcata “lunga” di 12-14 denti.
- In questi casi, gli impianti pterigoidei si integrano perfettamente al protocollo All-on-4/6, migliorando la distribuzione del carico e aumentando la stabilità della protesi.
- Flessibilità e rapidità di trattamento con pterigoidei
- Gli impianti pterigoidei evitano l’uso di innesti ossei e permettono spesso il carico immediato, riducendo drasticamente i tempi di trattamento.
- Offrono una stabilità superiore anche in condizioni di osso gravemente compromesso.
- Sono indicati sia per riabilitazioni totali che per soluzioni parziali nei settori posteriori.
In conclusione, rispetto ad altre soluzioni protesiche, gli impianti pterigoidei offrono vantaggi significativi in termini di stabilità, funzionalità e tempi di recupero, soprattutto nei pazienti con poco osso residuo.
Frequently Asked Questions About Impianti Pterigoidei
Quanto costa fare un impianto pterigoideo?
- Il costo medio di un singolo impianto pterigoideo in Italia può variare dai 2.000 ai 2.500 euro, a seconda della clinica, dell’esperienza del chirurgo e della complessità del caso clinico.
- Questo tipo di impianto ha un prezzo superiore rispetto a un impianto tradizionale, principalmente per la maggiore difficoltà tecnica e la necessità di personale altamente qualificato.
- Il costo include spesso la protesi provvisoria a carico immediato, l’uso di tecnologia avanzata (come la chirurgia guidata), materiali di qualità superiore e gli esami pre-operatori (TAC Cone Beam, panoramica dentale).
- Alcuni centri offrono piani di pagamento personalizzati o soluzioni in convenzione, specialmente per interventi completi con All-on-4/6 combinati con pterigoidei.
- È importante ricordare che affidarsi a centri specializzati garantisce una maggiore sicurezza, e riduce la possibilità di complicanze che potrebbero far lievitare i costi successivamente.
Dove vengono inseriti gli impianti pterigoidei?
- Gli impianti pterigoidei vengono inseriti nella regione della tuberosità mascellare, situata dietro i molari superiori, in direzione postero-superiore.
- L’estremità dell’impianto raggiunge la lamina pterigoidea mediale dell’osso sfenoide, una porzione ossea molto compatta che assicura un ancoraggio eccellente.
- A differenza degli impianti convenzionali che si inseriscono verticalmente nella cresta ossea, quelli pterigoidei sono posizionati con un’inclinazione angolata (fino a 45°) per raggiungere la sede corretta.
- Il vantaggio di questa posizione è che consente di bypassare il seno mascellare, evitando quindi l’innesto osseo o il sinus lift.
- L’inserimento è chirurgicamente delicato e deve essere effettuato solo da implantologi esperti, vista la vicinanza con strutture anatomiche importanti come nervi, plesso venoso pterigoideo e muscoli masticatori.